Economia e legalità

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di Diego Forestieri

All’interno del n.1 della Rassegna Economica del 2013 diretta da Massimo Deandreis (Rivista Internazionale di Economia e Territorio, di proprietà Intesa Sanpaolo, nata nel 1931 per iniziativa del Banco di Napoli e dal 2004 curata da SRM – Studi e ricerche per il Mezzogiorno) si trovano due saggi di notevole interesse per la Sezione Società dell’Osservatorio sulla legalità dell’Istituto di Studi Politici San Pio V.

Il primo saggio dal titolo Illegalità, crescita economica e azione antiriciclaggio: principi teorici e nuove evidenze empiriche degli autori Giuseppe Boccuzzi, Giovanni Iuzzolino, Gian Paolo Sarnataro  si inserisce nella prima parte del volume dedicata a “Il peso dell’Economia ‘sommersa ed illegale’” mentre il secondo saggio (quinto in realtà all’interno del volume) Estorsioni ed usura: l’impatto distorsivo delle attività illegali dei clan di camorra sull’economia regionale campanadi Giacomo Di Gennaro chiude la seconda parte su “L’economia illegale”.

Le ragioni dell’interesse risiedono nell’attenzione che i due lavori dedicano al valore della cultura della legalità come fattore indispensabile di contrasto del crimine e di valorizzazione del territorio come concausa di crescita economica e benessere collettivo partendo dall’evidenziare la correlazione negativa opposta ovvero il legame fra fattore criminale e degrado economico-sociale.

Il primo saggioIllegalità, crescita economica e azione antiriciclaggio: principi teorici e nuove evidenze empiriche introduce lo schema d’analisi dell’impianto del volume considerato nel suo complesso, evidenziando come il mancato rispetto delle regole costituisce un freno allo sviluppo economico di un territorio come di un intero paese: “Dove la cultura della legalità è carente, sia il mercato sia la politica economica sono fortemente ostacolati nelle loro azioni di corretta allocazione o riallocazione delle risorse”.

Attraverso un ampio ventaglio di riferimenti teorici, dati statistici e ricerche empiriche, il saggio si propone l’obiettivo di ragionare sulle modalità in cui il mancato rispetto delle regole ostacola la crescita e ha il pregio di raccogliere e sintetizzare diversi studi sul tema della dimensione dell’economia irregolare, i canali attraverso cui si innesta nell’economia legale: crimini correlati alle attività mafiose, la difficoltà dell’accesso al credito per le imprese, l’allocazione di fondi pubblici in modo improprio, il freno all’accumulo di capitale umano.

Attraverso il nesso fra indicatori di sviluppo e presenza di alcune tipologie di reati si opera un distinguo nell’analisi fra criminalità comune e criminalità organizzata e, partendo dalla premessa che in determinati luoghi l’economia legale pur alla presenza di attività illegali può fronteggiare l’economia illegale, si evidenzia come in dati territori il rischio serio è che si superi la “soglia” di legalità. Nella difformità dei dati statistici, non omogenei fra misuratori e oggetti della misurazione, distinti per paese ma anche fra territori di uno stesso paese (Word Economic Forum, 2013), gli autori Giuseppe Boccuzzi, Giovanni Iuzzolino, Gian Paolo Sarnataro  riescono ad operare un confronto fra le diverse regioni italiane nella distribuzione dell’incidenza dei reati e l’impatto di essi sullo sviluppo economico, denotando però come la correlazione negativa tra livelli di sviluppo e determinate tipologie di illegalità non provano, se non in maniera intuitiva, i nessi di causalità tra i due fenomeni e che tali nessi di causalità possono essere rintracciati e ricostruiti solo attraverso l’insieme degli studi teorici e il complesso delle evidenze empiriche che, se messi in relazione fra loro, costituiscono un utile strumento per un efficace analisi del nesso del circolo vizioso fra criminalità economia sommersa e capitale umano.

Il saggio Estorsioni ed usura: l’impatto distorsivo delle attività illegali dei clan di camorra sull’economia regionale campana di Giacomo Di Gennaro segue, secondo una linea ideale di lettura da parte della Sezione Società dell’Osservatorio sulla legalità, la parte dedicata ai temi dell’illegalità e focalizza l’attenzione su un caso specifico, quello relativo alla Regione Campania e le sue criticità economiche dovute alla diffusione capillare dell’organizzazione criminale organizzata, sulle ragioni del suo proliferare e sulle cause della diffusione delle estorsioni e dell’usura nel contesto campano. Partendo da una prospettiva d’indagine sociologica che evidenzia il sostrato culturale come insieme di pratiche simboliche di significati condivisi su cui poggia e si radica l’esistenza della criminalità organizzata e il legame fra contesti relazionali e ambientali, si rintracciano in primo luogo tre condizioni strutturali che minano il mercato economico campano: l’espansione del mercato politico, la dinamica collusiva fra ceto imprenditoriale e organizzazioni criminali, l’espansione del mercato e del lavoro irregolare attraverso un sistema di negoziazione e scambio più vantaggioso rispetto a quello legale e che trova nella Camorra il suo interlocutore privilegiato. Nel corso dell’approfondimento del saggio la prospettiva interpretativa si amplia fino a considerare le ragioni dell’esistenza di un mercato economico nel quale si è radicata la corruzione e la concussione attraverso la crescita esponenziale della cultura clientelare, l’affrancamento delle organizzazioni camorristiche dal controllo del ceto politico-amministrativo e il passaggio di cambiamento culturale all’interno delle organizzazioni criminali da un agire parassitario e vessatorio a un atteggiamento negoziale e di scambio.

L’autore del contributo G. Di Gennaro ricostruisce il quadro generale del mercato e del contesto ambientale di riferimento in cui si evidenzia come il passato clientelare abbia costituito una ragione di forte crescita e strutturazione dei clan camorristici, sia nella modalità del mercato politico di allocazione delle risorse pubbliche nel tentativo di dare lavoro per marginalizzare il fenomeno della criminalità organizzata sia nella fornitura di appalti pubblici e finanziamenti a strutture di dubbia gestione, un contesto in cui la ramificazione dell’organizzazione criminale non solo scoraggia gli investimenti ma rende debole l’attività imprenditoriale e produce alterazioni del credito alle imprese in un crescente continuo di carenza di fiducia nelle istituzioni preposte ai controlli e alla gestione della cosa pubblica, uno scoraggiamento dell’imprenditoria privata legale, un’assenza parziale o totale del credito alle imprese in ragione delle criticità del territorio ad alta densità camorristica.

Su queste basi si moltiplicano e si alimentano le attività illegali a danno dell’economia attraverso due fenomeni che – nel caso specifico del saggio – vengono esaminati: l’usura e l’estorsione. Si evidenzia come, in relazione a questi due aspetti criminali, la letteratura internazionale offre evidenze empiriche circoscritte ma quella nazionale sconta un certo isolamento e una limitatezza dei dati che non danno spazi all’interpretazione e alla specifica correlazione fra nessi causali specifici. Un ulteriore ausilio all’analisi del fenomeno estorsivo può però derivare dai recenti studi sulla vittimizzazione che forniscono ulteriori dettagli sul contesto ambientale di riferimento e sulle caratteristiche delle vittime e degli autori dei reati ma – nell’opinione dell’autore – non sono sufficienti per una comprensione esaustiva del fenomeno indagato. Nella difficoltà di rendere precisa la rilevazione quantitativa del fenomeno estorsivo si sottolinea come è ancora più difficile stimare il ricavo economico per le attività criminali e la ricaduta negativa sul tessuto economico. L’unico rilievo empirico per il territorio campano è, difatti, del 2010 per le province di Napoli e Caserta e attestano un’estorsione nell’intervallo fra 780 mln e 1.120 mln nel rilevare la gravità del fenomeno per i settori del commercio al dettaglio e delle costruzioni (Lisciandra, 2010). A proposito del fenomeno dell’usura, altro fenomeno ombra del tessuto nazionale e, nel caso particolare del territorio campano, all’interno del saggio si ricorda come alcuni studi recenti (Stefanizzi, 2002; Spina, 2007) nel ricostruire le caratteristiche socio-economiche dei mercati illegali del credito mettono in luce le forme di relazioni sociali tra usurai e usurati, la struttura organizzativa delle organizzazioni usuraie e le motivazioni che spingono le persone verso il credito illegale.

I due fenomeni illegali esaminati: usura e estorsione collegati al contesto economico e sociale della Campania assumono una particolare rilevanza perché costituiscono l’esempio di come “l’investimento criminale primordiale” che è consistito nell’acquisizione di competenze e fiducia e la tempo stesso dell’uso della forza abbia portato frutti insperati alle organizzazioni camorristiche sostituendosi ad un sistema legale di protezione sociale da parte delle istituzioni che, alimentando l’apparato clientelare, ha fornito lo spazio vuoto per l’infiltrazione camorristica o  ancor peggio ha trovato il vuoto di una governance incapace di offrire tutele ai cittadini anche solo attraverso l’uso legittimo della forza.

Si sottolinea, infine, come vi sia una scarsa conoscenza del fenomeno della criminalità organizzata in relazione a usura e estorsione intesa come struttura organizzativa nelle sue relazioni sociali interne, nelle pratiche e nelle relazioni sociali con le vittime e come vi sia la necessità di un aggiornamento delle analisi empiriche delle organizzazioni criminali che ad oggi oscillano fra due interpretazioni contrapposte: da un lato nell’idea che la camorra si avulsa e lontana dal contesto di origine con interessi sempre più all’estero e dall’altra fortemente integrata e circoscritta al territorio in senso localistico.

In conclusione, entrambi i saggi di cui si è data lettura: Illegalità, crescita economica e azione antiriciclaggio: principi teorici e nuove evidenze empiriche e Estorsioni ed usura: l’impatto distorsivo delle attività illegali dei clan di camorra sull’economia regionale campana si collocano su un terreno fecondo per l’indagine sociologica nella prospettiva investigante di evidenziare i nessi causali fra illegalità ed economia e l’efficacia di una costruzione e una promozione della cultura della legalità in contrasto ad una subcultura deviante che sembra alle volte avere il sopravvento in date aree geografiche, una cultura della legalità che può scardinare il circolo vizioso di pratiche culturali devianti e significati distorti che configgono con i valori e i principi di un’etica pubblica intesa come patrimonio della coscienza collettiva.

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