Una sentenza sull’ergastolo ostativo di Giuseppe Acocella

La sentenza della CEDU che da ragione, in nome della legalità che precipita nel legalismo, al detenuto non pentito Marcello Viola – che rivendica di poter accedere ai benefici di legge per buona condotta tenuta in carcere contro l’ergastolo ostativo (cioè un ergastolo che proprio l’accesso a quei benefici impedisce perché non diventino occasione di rinsaldamento di rinnovata fedeltà alla criminalità organizzata e semmai di nuovi reati) – apre contraddizioni e suscita perplessità. L’inserimento della norma fu voluta da Giovanni Falcone per sottrarre chi fosse chiamato, in nome dello Stato, a valutare le richieste di una particolare categoria di detenuti (i non pentiti sempre legati alla criminalità), alle intimidazioni e alle minacce (a lui o ai suoi familiari) che gli fossero rivolte per vincerne la resistenza e influenzarne il giudizio.

     La sensibilità di Giovanni Falcone – magistrato di prima linea contro l’organizzazione mafiosa (fino a pagare con la vita), e responsabile di uffici di direzione ministeriale dediti a  questa lotta – coglieva questo aspetto asimmetrico tra la posizione del criminale e quella del servitore dello Stato, l’uno in grado di servirsi di qualunque strumento di pressione (ove non pentito e abbandonato dalla sua cosca) anche il più efferato, e l’altro vincolato al rispetto delle leggi e all’ossequio alla legalità tanto sostanziale quanto formale. Del resto la sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani (soggiogata dal potere di modificare per via meramente giurisprudenziale le volontà che nelle democrazie realizzano le legislazioni nazionali, in nome di un nuovo uniformismo legale che poco rispetta le diversità nazionali, come quella italiana per il fenomeno mafioso-camorristico) respinge il ricorso del governo italiano e da ragione a Marcello Viola che ha giustificato il suo rifiuto di pentimento e di collaborazione con l’amministrazione della giustizia con il timore di vendette e pressioni della criminalità sulla sua famiglia. Si tratta della  medesima motivazione che indusse Falcone a premere per la istituzione dell’ergastolo ostativo.

     Bene dunque ha fatto il governo italiano annunciando di volersi opporre a questa sentenza la quale esalta la forma contro la sostanza, che guarda ad un astratto catalogo di diritti che continuamente si gonfia a danno della funzione sostanziale del diritto, chiamato a salvaguardare il bene comune e la tutela dei singoli indifesi di fronte a poteri che sanno giungere ovunque e tutto sanno piegare al proprio tornaconto. La memoria di Falcone sarà onorata e salvaguardata (molto più che manifestazioni di maniera) quando sarà preservato il principio da lui ispirato.