Fuori i mercanti dal Tempio! Le parole contro l’illegalità mafiosa di Sua Santità Papa Bergoglio

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La Chiesa cattolica, come noto, da sempre è impegnata nella lotta contro le mafie sul terreno della società civile: da Don Luigi Ciotti e Don Lugi Merola, da Padre Francesco Stabile a Don Baldassare Meli, da Padre Nino Fasullo a Don Francesco Paolo Rizzo, da Padre Cosimo Scordato a Don Franco Romano, da Don Giacomo Panizza, Don Rigobert Elangui a Don Ennio Stamile, solo per citare alcuni nei nomi dei tanti rappresentanti del clero cattolico che, con spirito cristiano e credente fervore, cercano di riportare il giusto ordine della legalità in territori difficili dove le anime sono perse e smarrite di fronte al malaffare troppo spesso costituito in un intreccio inestricabile di illegalità; senza contare le innumerevoli vittime fra i preti antimafia rimasti vittima di uccisioni (Don Giuseppe Puglisi, Don Giuseppe Diana, Don Giuseppe Gennaro, e molti altri).

Già Papa Woytjla prima di Papa Bergoglio, il 9 maggio 1993, un anno dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio, nella sua omelia nella valle dei templi di Agrigento aveva ricordato la cultura cattolica della “pace”, della “vita” e della “concordia” e aveva intimato ai mafiosi: “convertitevi!”. A distanza di più di venti anni, Papa Bergoglio allarga i destinatari del messaggio anche ai laici e non cattolici e afferma che l’ndrangheta è “adorazione del male e disprezzo del bene comune”, è un “male” che “va combattuto, va allontanato”, anche dalla Chiesa che “deve sempre di più spendersi perché il bene possa prevalere” e pronuncia anche la sentenza: “gli uomini della ‘ndrangheta non sono in comunione con Dio, sono scomunicati!”

La scomunica dei mafiosi di Papa Francesco durante la visita in Calabria esprime – come sempre nello stile comunicativo – un grande gesto simbolico e da la direzione da seguire a tutti laici e religiosi, credenti e non credenti, amplificando la potenza dei contenuti espressi già in precedenza dal suo predecessore. Soprattutto chiarisce una volta e per sempre che la Chiesa non tollera e non appoggia in nessun ordine e grado le mafie. Come se ciò non fosse abbastanza, questa cacciata dal Tempio, con il forte gesto della scomunica, ha il significato più ampio di dire a tutti basta con le mafie, basta assecondare o tacere e fuori le mafie dall’intera società!

Anche il luogo di questa scomunica è significativo, Bergoglio scende nel cuore della criminalità organizzata, a Cassano allo Ionio scegliendo la diocesi più piccola del territorio, 47 parrocchie e 60 sacerdoti, luogo in cui nel Gennaio scorso è avvenuto l’ennesimo agguato mafioso, in cui ha perso la vita un bimbo di 3 anni, il piccolo Cocò. Un episodio criminale che traccia ora il solco della distinzione fra criminali ed onesti nelle parole del Papa.

La forza e l’intensità del messaggio di Papa Bergoglio è quello di essere davvero erga omnes, mafiosi in primis! La chiarezza e la determinazione con cui il Papa affronta direttamente la questione toglie ogni ambiguità, chiarendo i termini della questione anche a chi sosteneva che la Chiesa avesse un atteggiamento troppo benevolo nei confronti di coloro i quali si macchiavano di reati mafiosi e troppo disponibile al perdono. Una secca smentita!

Una netta presa di posizione che individua in chi commette ogni genere di ignominia in una rete organizzata di relazione in maniera coordinata e continuativa (ed è questa la vera novità della condanna con la conseguente aggravante della scomunica!) non può e non deve trovare spazio nella comunità civile e cristiana, puntando l’attenzione su cosa bisogna davvero combattere poiché “quello che fa paura davvero non è la criminalità, ma l’indifferenza”. Papa Bergoglio con questo gesto esemplare e significativo della scomunica toglie per sempre ai mafiosi l’elemento simbolico della spiritualità attorno al quale avevano creato la loro maschera di credibilità sociale e la possibilità di ogni “falsa” redenzione.

Diego Forestieri